Can i say i'm sorry?

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CAT_IMG Posted on 23/4/2011, 08:27




Qualche giorno prima avevo lasciato l'ufficio di Helena come un idiota, e poi per cosa? Solo per tenevo di essermi affezionato a lei, cosa che non era assolutamente possibile, cioè...io mi stavo autoconvincendo che era possibile e nello stesso momento mi convincevo che non era possibile, quindi il risultato era solo un gran caos che annebbiava la mia mente e metteva a dura prova il mio "me", cinico e razione, che non credeva a quelle fesserie come, "colpo di fulmine" o "amore a priva vista"...certo, io ed Helena ci conoscevamo da circa 20 anni, ma quella era un'altra storia, era un'altra vita. A me non importava niente di nulla e nessuno, e non tanto per dire, era proprio così. Avevo visto i miei genitori lasciarsi sfuggire la propria vita di mano, li avevo visti abbandonare così tante volte passioni e interessi vari per dedicarsi a cose che riteneva inevitabili e necessarie, che io mi ero riproposto un milione di volte di non essere come loro, di non lasciare che la vita prendesse il sopravvento su di me. Così da "piccolo" mi ero sempre dedicato alle attività che ritenevo fondamentali, come lo stare con le ragazze, fare cose stupide e divertenti, prendere in giro chi capitava, senza trascurare ovviamente gli studi perchè io lo sapevo fin da bambino che da grande sarei diventato qualcuno. Ed ora ero più abile pozionista di tutti i tempi, quindi avevo unito passione e ...fama. Il che era perfetto, ero in ottima salute considerando anche la classica luna piena, avevo degli amici, un lavoro stabile, mi vedevo saltuariamente con delle donne e...e non ero felice. Stavo bene, ma non ero felice. Quando stavo ancora con Meredith non avevo un lavoro stabile, una salute impeccabile e quant'altro, però non vedevo l'ora di tornare a casa, avevo un sorriso buffo dipinto sempre sul viso, e quella gioia di vivere che pochi conoscono davvero. Avevo lei, e tutto il mondo poteva anche non esserci. Poi il mondo si era ribellato, e aveva deciso di togliermi anche lei, perchè le gioie violente hanno fini violente, era la citazione di un libro quella, me l'aveva scritta Rosier sul bigliettno di condoglianze da lui realzitto, con allegata qualche droga che lui chiamava "rimedio". Ne avevo abusato anche per un pò, perchè avendo a che fare con piante, piantine, estrstratti e cose varie beh...non era giusto non sperimentare gli effetti che si sarebbero poi verificati sugli altri. Ero una persona altruista, io! Ero entrato nel tunnel della droga, ma a testa bassa, mentre ne ero uscito a testa alta come pochi, in quanto non sentivo..non sentivo niente. Non ne ero dipendente perchè semplicemente in quel periodo della mia vita non riuscivo a sentire più nulla che non fosse un vuoto incolmabile. Non si poteva riempire quel vuoto, in quando solo lei era modellata per farlo. E ora dopo tutto quello che avevo passato ero li, fuori ad un dei ristoranti più belli del mondo ad aspettare l'unica donna che era riuscita a farmi nuovamente battere il cuore. Le avevo mandato un gufo con scritto:

"Esci con me, Sabato sera? Alle 21 da Kuky's.
Se accetti, sarò li ad aspettarti.
Un bacio, E. Dealer.


Si beh..non ero mai stato un granchè a scrivere lettere o cose carine, mi veniva più naturale a parole dire frasi che le donne amavano, probabilmente perchè erano loro ad ispirarmi, mentre pensarci soltanto..no, per me non era abbastanza. Io ero sempre io, io coglievo la vita come veniva e la vita mi stava offrendo lei. Non di certo di sposarla, mettere su famiglia, o cose del genere..però...però non volevo perderla, sentivo che era importante, sentivo che non potevo permettermi il lusso di lasciarla andare e dovevo fare di tutto per tenerla con me.
Quel famoso invito che le avevo rivolto da giovani, di uscire con me un Sabato, era andato davvero male, forse perchè le cose erano diverse, forse perchè io ero diverso. Mi ero sempre domandato se lei avesse accettato quell'invito, se io quella sera, a 17 anni, avessi capito di essere innamorato di lei...come mi sarei comportato? Insomma, non avrei vissuto tutto quello che avevo vissuto, non mi sarei sposato con una donna che poi avrei perso. Probabilmente lei non avrebbe neanche mai conosciuto Law, e avuto Alex e Ty quindi...si, quel rifiuto quella sera era stata la cosa giusta per entrambi. Signore, il tavolo è pronto. voltai appena la testa incrociando lo sguardo della cameriera che era uscita a cercarmi. La guardai sforzando un sorriso che però non riuscivo a dipingere sul mio viso. Ancora qualche minuto, per favore... sarebbe arrivata. Doveva arrivare. Io mi ero vestito di tutto punto, avevo un jeans, una camicia bianca, una giacca nera e perfino una cravatta. Cioè..una cravatta! Roba da far perdere la testa! Ero bello, ed ero li come un cretino ad aspettare una donna che non mi aveva rifiutato semplicemente perchè ero uno stronzo, ma perchè proprio non era interessata a me. E questa volta, nuovamente, la storia si sarebbe ripetuta...
 
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Oh! Helen?
CAT_IMG Posted on 23/4/2011, 18:59





I giorni sembravano trascorrere sempre con più lentezza scanditi tra qualche lezione e qulache banale giornata al parco. Il clima sembrava essere diventato sempre più caldo ma in quel periodo c'era qualcosa di freddo che mi avvolgeva o forse era solo una sensazione. Assenza-presenza, era così che si diceva. Sorrisi finti e giornate grigie esattamente così trascorreva il tempo. Il cielo era sempre più cupo, ma forse erano solo miei sensazione. Nulla dava sollievo solo Tyler che con la sua ingenuità ed innocenza era felice di tutto pure di collezionare foglie secche al parco per fare qualcosa, certo continuava a lamentarsi dell'assenza di Alex ma alla fine era in grado di cavarsela anche da solo lui stesso. Avevo impiegato non poco tempo a convincerlo a lasciarmi andare al mattino e ogni volta sembrava una tragedia, pianti isterici e urla spacca-timpani, no sembrava non essere per niente un periodo semplice e di certo il ritono di Sam non aveva contribuito al mio umore che mano a mano tornava ad essere quello malinconico. No, nemmeno questo mi si addiceva. Passavo le giornate a spiegare a studenti cose che a volte tendevo addirittura a dimenticarmi, più spesso mi venivano ripetute sempre le stesse domande ed ogni sera attendevo il ritorno di Tyler, ansiosa. Perchè si, Samuel se ne stava appropriado per diverso tempo, voleva conquistarlo forse? Lui non era uno di quei giocattoli che poteva comprargli, non era uno strumento. Attendevo ore ed ore, fissando la porta d'ingresso, seduta con la testa tra le mani sul divano ed un qualche.. liquore? Odiavo quel gusto amoro che si imprimeva in bocca avvolgendo la lingua ed ogni altro senso, ma era così che si faceeva no? Ci si disperava, si cadeva in basso. Tutti cadevano in basso.
La luce mi colpì in pieno volto. Riaprì lentamente gli occhi scoprendo che anche questa volta un'altro giorno era passato ma Ty.. Tyler non c'era ancora. Avevo bisogno di fare colazione nonostante non sentissi la fame, ma ero certa che quell'assenza di quella sensazione, di ogni sensazione era dovuta a l'unica cosa che riuscivo ancora a sentire. Paura. La tazza di corn Flakes era ancora di fronte a me,, piena, intoccata. "facciamo l'areoplanino.. dai, dai, dai" Mi veniva da vomitare al solo pensiero che non ci fosse. Più volte mi riscoprivo nella sua stanza, non ricordavo nemmeno di aver fatto le scale, di aver varcato la soglia di ingresso. Era tutto così in ordine. Il letto rifatto, i giocattoli riposti e tutti i suoi libri divisi per colori, perchè lui insisteva che dovevano essere divisi a coloro non per titoli o per storia. Sorridevo tra me e me.. ma erano solo ricordi.
Incontravo Alexander tra i corridoi, il suo volto che mi scrutava incerto, insicuro capiva che le cose non andavano come lui voleva, in fondo non erano mai andate così, ma lui non aveva più nemmeno un'anima anche se io.. ero certa del contrario, quello era solo il suo modo di difendersi. Ritrovai mio figlio, la mia unica ragione di vita qulche giorno più tardi a giocare allegramente nel giardino della piccola casa poco fuori Londra, naturalmente accompagnato dal padre che sembrava aver avuto un momento da dedicare a lui, perchè non ero certa che per quel tempo avessero passato molti attimi insieme. Avrei dovuto arrabbiarmi, urlargli contro fare qualsiasi cosa in grado di fargli male, ma in quel momento rivolevo solo il mio piccolo Tyler che sorrideva raggiante nella mia direzione. Non potei non ricambiare, lo strinsi. Strinsi la mia unica ragione di vita, accarezzando quei capelli biondi che per tanto tempo mi erano mancati. Tempo che sembrava un'eternità. Così piccolo, così indifeso, così mio. Ritornai in casa senza nemmeno guardare colui che aveva i suoi stessi lineamenti, i suoi stessi capelli ma no.. non gli stessi occhi. Si addormentò poco dopo, l'ora era tarda e lui sembrava molto stanco. Lo abbracciai un'ultima volta, sfiorandogli appena con le labbra la fronte prima di socchiudermi la porta alle spalle. Avevo perso tutto il mio sonno nonostante il mio fisico fosse stanco, ma avevo paura che se ne potesse andare di nuovo. Un picchiettare alla porta. Sussultai. Era di nuovo un gufo: "Esci con me, Sabato sera? Alle 21 da Kuky's. Se accetti, sarò li ad aspettarti. Un bacio, E. Dealer.
Cercai di ricordarmi che giorno fosse prima di notare che si stava per concludere il venerdì sera, quel venerdì sera. Chiusi gli occhi senza dormire, pensando. L'indomani avevo già trovato un abbigliamento semplice da indosssare, ma soprattutto comodo perchè non avevo alcuna intenzione di indossare qualcosa che non mi avrebbe permesso di muovermi o di limitarmi in qualsiasi cosa ed io avevo bisogno di muovermi quando non dovevo pensare. Controllai diverse volte l'orologio prima di prendere la decisione che fosse giusto andare, volevo andare, ma non volevo lasciare di nuovo Ty con il timore di non vederlo più. Quella cosa mi spaventava più di qualsiasi altra cosa e lui con la sua voce bianca non faceva altro che ripetermi di stare tranquilla che non sarebbe andatò con papà. Si perchè ora lo chiamava papà. Dannazione!
Mi smaterializzai lasciando che l'insolita sensazione nauseante mi avvolgesse. Mi appoggia ad un muro cercando di riprendere fiato. Ero esattamente di fronte al locale che l'uomo mi aveva detto: Kucky's. Lo vidi a pochi passi di distanza, la sigaretta tra le labbra e lo sguardo rivolto altrove. Mi avvicinai a lui con passo svelto, portando una mano sul suo viso, voltandolo. Contemplai i suoi occhi per qualche istante, erano così tranquilli, così dolci come se nulla potessi mai toccarli. Avrei tanto voluto avere i suoi stessi occhi. Cercai le sue labbra braciandole con delicatezza. Assaporandole, lasciandole mie ancora per qualche istante.
 
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CAT_IMG Posted on 25/4/2011, 09:09




Non sapevo quanto veloce stesse passando il tempo, senza che io potessi rallentarlo solo per concedermi qualche respiro in più, quelli che il ritardo di Helena mi stava togliendo, che mi mettevano addosso un'ansia pazzesca, innaturale per me. Mi appoggiai alla parete di pietra del ritorante, su un lato questo aveva solo un'enorme e traparente vetrata, e me non piaceva il fatto che qualcuno potesse guardarmi mentre mangiavo come se stessi su uno schermo cinematografico, infatti avevo prenotato il più lontano possibile da li, verso fondo sala, poco distante dal pianoforte che veniva suonato per alleviare e addolcire l'atmosfera. Mi concentrai a fissare appunto una coppia intenta a gustarsi gli antipasti, più un buon bicchiere di vino. MMh... lei era carina, sembrava avere un fisico niente male, gli occhi erano color nocciola e i capelli neri, insomma...un abbinamento piuttosto scontato, anche se il contrasto con la sua pelle troppo chiara riuscieva a renderla comunque particolare. Lui invece era un tipo strano...brutto, ma davvero brutto. Quello era un ristorante di lusso, e lui aveva la barba incolta, i capelli lasciati come li aveva trovati probabilmente dopo il risveglio dal pisolino pomeridiano, e non era vestito neanche bene, anche se uno doveva sforzarsi per concentrarsi sull'abbigliamento. Insomma, non sembrava affatto il tipo della ragazza, per qualche attimo, prima che lei si fosse allungata sul tavolo per dargli un bacio al sapore di...ostriche? si, per qualche attimo avevo pensato che magari lui era il fratello sfigato e lei la sorella che era riuscita a fare strada. Ma ahimè, l'amore è cieco e la follia l'accompagna, la stessa follia della quale sarei stato vittima se Helena non si fosse presentata perchè...perchè non avrebbe dovuto accettare il mio invito? Era venuta a letto con me, era sempre stata gentile, e non mi aveva mai, mai richiamato nonostante il mio invito a pranzo l'avesse rifiutato. Me la doveva quella cena, me la doveva da ben vent'anni. Sentii delle mani sul mio viso, e non appena mi concentrai sull'odore non mi ci volle molto a dipingere sul mio viso un sorriso idiota e felice, ma non feci in tempo a dire niente che la donna posò le sue labbra sulle mie. Posai una mano sulla sua vita, stringendola appena a me, prima di baciarla nuovamente, sentendola nuovamente mia come in quella bellissima serata. Mi era mancato quel contatto, il sapore pernemmente dolce delle sue labbra, la sensazione che queste mi davano. Le emozioni che lei riusciva a darmi. Mi staccai appena, posandole un bacio sul collo prima di osservarla da qualche centimentro di distanza. Sei meravigliosa...entriamo? chiesi retoricamente, dato che era ovvio che noi dovessimo entrare. Nel suo sguardo però avevo letto di nuovo la stanchezza e la tristezza che in forma lieve aveva anche quando ero passato in ufficio a trovarla. Ma ora lei sembrava...spenta. Sembrava davvero spenta e la cosa mi preoccupava, soprattutto perchè non riuscivo a capire cosa le facesse così male, cosa che avrei volentieri annientato. La cameriera ci scortò al nostro tavolo, ed io spostai la sedia ad Helena in modo che si accomodasse, prima di fare il giro del tavolo per sedermi di fronte a lei, ordinando un ottimo vino rosso, il mio preferito anche se costava una fortuna. Ma per quella sera non avrei badato a spese. Come stai? chiesi accennando un sorriso, sperando che la risposta che mi avrebbe dato sarebbe stata sincera. Non volevo che si sentisse costretta a dire che andava tutto bene anche se in realtà non era così, non ce n'era motivo. Volevo farla star bene, era il mio obiettivo, per quella sera, la sua felicità.
 
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Oh! Helen?
CAT_IMG Posted on 25/4/2011, 17:57




Accarezzai lievemente la sua barba, lasciando che lui riportasse le sue labbra sulle mie, scendendo a baciarmi con dolcezza il collo. Amavo il suo sorriso, quello che ogni tanto si concedeva semplice e schietto esattamente come quella sera. Non potei che ricambiarlo. Sei meravigliosa...entriamo? Accennai ad un semplice segno di assenso, in fondo quello era il senso della nostra serata. La cena. L'invito arrivato giusto ieri sera, quindi non erano passate poi molte ore così non avevo avuto nemmeno tempo di cambiare e ricambiare idea più volte, non ne avrei avuto motivo. Per i giorni trascorsi quella sembrava l'unica cosa in grado di consolarmi, di allietarmi. Lui mi allietava. Il locale sembrava di gran lusso, uno di quei locali dove mi sarei solamente limitata a guardare l'insegna, la vetrata e forse il cameriere in pausa a fumarsi una sigaretta all'esterno. Il pavimento era di una splendida ceramica lucidata forse fin troppo tanto che potevo rivedere il mio riflesso su quegli specchi scuri. Tutto aveva un aspetto molto essenziale, con rifiniture di gran classe e diversi quadri e stampe a volte agghiaccianti come l'arte era molto spesso. Ma probabilmente ero io a non essere in grado di comprenderla. Seguì l'uomo fino al tavolo indicato dal cameriere. Nè troppo isolato, nè in un posto troppo affollato il che era perfetto, almeno per i miei gusti. Mi sedetti con le attenzioni di Dealer che sembrava imputato al suo essere Gentlament anche se poi, non era necessario. Mi guardai per qualche secondo intorno, cercando di capire l'ambientazione, evitando di sentirmi così tremendamente fuori luogo. Forse era meglio il lungo abito da sera blu notte per quell'occasione ma io mi ero ostinata a pensare ad una "Helen casual viva la comodità". Maledizione! Guardai per qualche secondo l'uomo che ancora non aveva smesso di ridere. Indossava una splendida giacca scura, una di quelle perfette da abbinare ai Jeans e a scarpe nere lucide, una camica azzura per dare contrasto ed.. una cravatta. Cravatta? A nodo stretto! Amavo le cravatte a dono stretto ma lui non aveva più quell'aria vintage che però sul suo volto riassumeva con "Sono figo, sono l'uomo dei boschi e sono figo!" o comunque qualcosa del genere. Come stai? Oh su quello si sarebbero potute dire davvero un sacco di cose, ma nessuna giusta per l'occasione e non era mia intenzione rovinare la serata. Piuttosto..godermela. « Ho accettato il tuo invito.. direi.. male? » affermai ironica. Trovavo sempre un ottimo modo per tergiversare e quello era davvero.. oh si, ero stupita di me stessa! « Tu come stai? » chiesi poi per semplice curiosità ma con tono leggero da non insospettire. Si perchè mi interessava anche se non ero certa che lui come me non mi avrebbe detto una verità ma solo una mezza bugia. Magari affermando con tono ironico che aveva appena affrontato un ottimo aperitivo con una rossa da paura e avremmo riso e scherzato facendo finta di niente. Si.. sarebbe stato terribile e patetico, da parte mia..probabilmente.
 
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«Ðëaler»
CAT_IMG Posted on 25/4/2011, 19:21




« Ho accettato il tuo invito.. direi.. male? » ecco, solo con quella frase era stata in grado di mandarmi in crisi, completamente in crisi, perchè io conoscevo le donne nei minimi dettagli, se fossi stato donna infatti sarei stato una donna divina, desiderata da tutti, che si concedeva a pochi. E sarei stato, o stata in questo caso, davvero sexy. Avrei avuto capelli lunghi, pelle olivastra, occhi profondi e un sorriso mozzafiato insomma...sarei stato me stesso al femminile, e mentre Helena mi osservava incuriosita, io stavo pensando al me donna e il che era davvero avvilente, oltre che patetico, dato che non era affatto quello il momento di pensarci. Bevvi un sorso di vino dal mio calice, pregustando prima l'odore, e poi il sapore. Era essensazione nella degustazione di un buon vino soffermarsi sull'odore. Tornando alla risposta di Helena restavo comunque in crisi, avrei potuto pensare che stava bene dato che era in vena di scherzare, e di prendermi in giro come suo solito, oppure che era vero che non stava bene, e stava cercando di giustificarsi dicendo che era per quello che aveva accettato l'invito. Mi sarei sentito onorato in entrambi i casi, dato che..era li per me, ciò mi faceva pensare che la mia presenza la facesse sentir meglio. Oh, ora si che la serata iniziava a prendere una bella piega! Touchè mi limitai a rispondere con un sorriso, facendole un cenno di assenso con la testa. Beh...era la cosa più giusta da dire per non farmi i fatti suoi, almeno per il momento. Per quello avrei aspettato minimo il terzo bicchiere di vino. « Tu come stai? » la guardai pensieroso, sporgendomi ironicamente sul tavolo per guardarla meglio, osservandola in tutta la sua bellezza mozzafiato. Così semplice, delicata, in nessun luogo sarebbe sembrata fuori luogo, anzi...era più bella lei di tutte quelle donne finte con 67 kg di trucco, e vestiti che a causa dei loro fisici non potevano permettersi. Davvero una brutta cosa! Ora che ci sei tu sto meglio risposi sincero, dato che in effetti era così. Prima del suo arrivo stavo iniziando a sudare freddo, temevo che non sarebbe venuta, e io sarei caduto in depressione. Oddio, stavo esagerando, però più o meno sarebbe andata così. Guardai il menù soffermandomi a leggere i primi piatti, dato che come al solito il mio stomaco era insaziabile, e i piatti che servivano li erano studiati per i passerotti. Passato una buona settimana? chiesi, giusto per ammazzare il tempo.
 
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Oh! Helen?
CAT_IMG Posted on 26/4/2011, 09:55




Ora che ci sei tu sto meglio suonava tanto come poesia di vecchi tempi ed io ero una di quelle che amvano dire che "le persone non parlavano più così" pensavano forse, ma non era la stessa cosa". Lo osservai bere qualche sorso di vino rosso che lui stesso aveva ordinato. Io mi sarei dedicata allo stesso modo con un ottimo calice d'acqua minerale ma avrei dovuto fingere lam ia aria esperta di fronte a ciò. In fondo lo avevo fatto per tanti anni con Sam, anche lui amava il vino.. e chi non lo amava? Si era un ottimo buongustaio si diceva. Presi la coppa tra le mani sorseggiandolo appena un po'. Era già troppo amaro per i miei gusti, ma sicuramente buono. Nel bicchiere si creavano tante piccolo onde delle più diverse sfumature rosse che si scagliavano contro il vetro. Dicevano che anche quello era un ottimo modo per capire quanto un vino fosse pregiato o quanto non lo fosse. Ma aveva dei bei colori quindi senz altro.. avrebbe dovuto essere ottimo, per palati fini.
Presi il menù che il cameriere aveva lasciato sul tavolo subito dopo averci scortato ad esso. Aveva una splendida rilegatura in pelle nera con sopra inciso il nome del ristorante con caratteri che si.. sapevano fin troppo di lusso eppure io non avevo mai sentito nominare quel posto. Passato una buona settimana? Aprì le prime pagine del menù notando gli antipasti. Roba da rifarsi gli occhi.. per il prezzo ovviamente. Cento sterline uno stupido antipasto di mare, mi sarei sentita in colpa per i prossimi vent'anni se avvessi mai preso quell'antipasto. Strabuzzai gli occhi notando anche tutte le voci seguenti. « Scusa? » aveva detto qualcosa? anche lui aveva notato gli antipasti? Rimisi a posto le parole come "passato" e "settimana".. « Ah si certo! Si.. be'.. nulla di incredibilmente stupendo. La tua? » chiesi per non sembrare scortese a non interessarmi all'uomo, ma in ogni caso lo avrei chiesto. Avrei raccolto più informazioni possibili solo per.. in raeltà non sapevo ancora bene per cosa. Girai pagina all'elenco di mostrousità per un portafoglio. Oh stupendo.. avevano delle insalate. Alcune persino senza insalata. Magnifico! « Io prendo l'insalata con pomodori, olive nere condita con salsa di rape rosse e ricotta » affermai con decisione prima di chiedermi che accidenti avessi appena ordinato. Non avevo la minima idea di che cosa fossero le rape rosse ma almeno aveva l'insalata. Avevo scrutato almeno trenta volte il prezzo. « Il mercato dell'insalata deve essere disastroso! » affermai più tra me e me perchè quel piatto costava almeno venti volte in più di una normalissima insalata cucinata in un normale fast food. Assurdo! Scrutai l'uomo riposando il menù sul tavolo, lui ancora perso nella sua lettura con fare decisamente troppo impegnato ma forse era solo l'apparenza. Sicuramente ci sapeva fare e non si sentiva fuori luogo come me. Non frequentavo quel genere di posti da.. anni e anche quando li avevo frequentati mi ero sempre sentita persa nonostante avessi un bel vestito, un bel trucco. Trucco, bagno. Salvezza! « Vado un attimo alla toilette. Torno subito » affermai. Dirigendomi in una parte dispersa della sala dove vedevo affluire solo i camerieri. Mi rivolsi ad uno di loro chiedendo semplice indicazione. Questo sembrava avermi detto più un indirizzo che il luogo. Camminavo da una parte all'altra del locale facendo attenzione a non ritornare nella sala dov'era l'uomo perchè in quel caso mi sarei sentita una vera idiota. Finalmente individuai la porta che riportava sopra la targhetta "toilette", evvai. Non mi sarei stupita se avessi avuto le lacrime agli occhi in quell'occasione. I bagni erano anche quelli di insolito lusso. Lavandini in sospensione incassati nel marmo con rifiniture di color oro. L'arredamento era tutto incredibilmente lucido, con le solite piastrelle in ceramica perfettamente lucidate ed i muri rivestiti in piccolissimi pezzettini di vetro colorato per dare il classico effetto mosaico. Si davvero ottimo. Posai la borsa a lato del lavandino, osservandomi per qualche secondo allo specchio. Ero a posto il mio trucco era perfetto o così sembrava. Mi limitai a lavarmi le mani operazione in cui impiegai diversi minuti perchè dovevano essere perfettamente lavate le mie mani. Le asciugai con estrema lentezza prima di soffermarmi ad osservarle bene. Terribile! Erano disidratate. Aprì la borsa in paranoia con aria quasi terrorizzata alla ricerca della mia crema per mani contro la disidratazione "per mani protette ed idratate", diceva così il tubetto. Sorrisi soddisfatta. Cercai di mettermene un po' sulle mani ma.. era vuoto! Vuoto? com'era possibile che fosse vuoto. Lo buttai nel bidone a qualche passo di distanza. Sbuffai irritata, risistemandomi i capelli di fronte allo specchio. Non era importate.. tanto nessuno avrebbe notato in un ristorante di estra lusso che le mie mani erano poco idratate. O forse si. Nono.. sarebbero tutti stati impegnati in fitte conversazioni imprenditoriali o a scegliere diligentemente il vino. Afferrai la mia borsa ed uscì da quel luogo ritornando alla luce abbena soffusa. Passai per il bar per ritornare alla mia sala, dove mi soffermai a guardare qualche presente prima di urtare qualcosa o meglio qualcuno. Feci cadere almeno una dozzina di bicchieri frantumandoli in mille pezzi. Sulla mia bocca si dipinse una perfetta "O" di incredulità. « Mi..mi dispiace » Affermai abbassandomi per aiutare l'uomo a raccogilere i cocci più grossi di vetro. « Non si preoccupi Miss » disse lui con tono davvero molto cordiale e rassicurante. « Oh accidenti! Si è tagliata Miss » Cosa? Ma lui aveva già posto le sue mani sul mio polso per osservare con maggiore attenzione. Con estrema rapidità si era allungato ad afferrare dei tovaglioli dal bancone che subito aveva posto sulla ferita. Strano perchè nonostante il taglio fosse abbastanza lungo non sentivo nemmeno male. Per fortuna. Il giovane cameriere sembrava ben preparato a quell'evenienza tanto che in pochi minuti lo ritrovai con in mano una cassetta di emergenza ed un infinità di cerotti. Lo ringraziai per la sua cortesia e mi scusai ancora per la mia stupida disattenzione. Finalmente riuscì a tornare alla sala dove l'uomo si continuava a guardare attorno confuso, spazientito. « Progettavo la mia fuga, scusa. » sorrisi scherzosa prima di tornare a sedermi, facendo attenzione a non presentare le mie mani sul tavolo terribilmente poco idratate per i miei standard. « Hai già ordinato? » chiesi allungadomi ad afferrare il mio calice di vino.
 
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«Ðëaler»
CAT_IMG Posted on 26/4/2011, 14:27




« Ah si certo! Si.. be'.. nulla di incredibilmente stupendo. La tua? » la guardai incuriosito, chissà perchè sembrava avere la testa tra le nuvole, magari perchè non aveva la ben che minia voglia di stare li con me, di essere così..così gentile e affabile come al solito quando in realtà, forse, avrebbe voluto solo dormire. Non me la sentivo di sapere la verità però, così rimasi in silenzio, continuando ad osservare fintamente preso il menù. Noiosa risposi evitando accuramente di lanciarmi in dettagli disastrosi che avrebbero vinato la serata con una rapidità mozzafiato, e magari l'avrebbero anche messa di cattivo umore quindi no..non avrei detto nulla della mia pessima settimana, anche se avrei davvero voluto sapere cosa aveva reso la sua così spieacevole da farla apparire così triste. Non volevo che fosse triste, peccato che non potessi fare niente per evitarlo. Mi concentrai sul menù, perchè prim a o poi avrei dovuto scegliere. « Io prendo l'insalata con pomodori, olive nere condita con salsa di rape rosse e ricotta » ... « Il mercato dell'insalata deve essere disastroso! »..insalata?! io la portavo in uno dei posti più belli e costosi di londra e lei ordinava l'insalata, ovviamente. Come avevo fatto a non pensarci? Era pur sempre una donna, avrei dovuto portarla in un fienile per farla sentire a suo agio, con le pecorelle che mangiavano tanta erba, come loro. Ah...che persone complicate erano, ma no. Non avrei lasciato che mangiasse solo la sua semplice insalata, per nulla al mondo! Ne andava della mia reputazione da perfetto buongustaio quella scelta! La frase successiva mi lasciò alquanto perplesso...cosa le importava a lei dei prezzi? perchè alludeva chiaramente a quello, e io non potevo neanche dir nulla altrimenti sarei sembrato scortese. Magari aveva ordinato l'insalata perchè era la cosa meno costosa, e questo peggiorava la cosa, perchè mi sentivo davvero un vero stronzo. Forse a lei quei posti non piacevano e..neanche io li amavo in realtà. Però volevo che lei passasse una serata indimenticabile, e di solito quel posto aiutava. Speravo che in quel caso non avesse esattemene l'effeto contrario, altrimenti avrei dovuto fare di tutto per impegnarmi a rendere il dopocena migliore. L'avrei portata al parco giochi, per sederci sulle altalene e parlare. Mia moglie amava farlo, e loro sembravano così simili per certi versi, che la cosa mi faceva anche piuttosto male. Magari era per quello che non riuscivo a rinunciare ad Helena, mi ricordava Meredith. Ero così preso dai miei pensieri che mi ero dimenticato di risponderle, e la guardai solo quando attirò nuovamente la mia attenzione. « Vado un attimo alla toilette. Torno subito » sorrisi, annuendo. Ti aspetto qui! che risposta idiota! Perchè che avrei dovuto fare? seguirla? Sarei passato per uno stalker, ci avrei giurato, avevo dato davvero una pessima risposta. L'avrei rincorsa soltanto per dirle che la mia intenzione di certo non sarebbe stata quella di andare con lei, però nel farlo sarebbe sembrato l'esatto opposto quindi era meglio cercare di dimenticare l'accaduto concentrandomi sul menù. Ostriche..no, non mi andavano per niente, troppo viscide. Caviale? lo odiavo, e poi andava bene con lo champagne quello, con del vino rosso andava bene della carne, o qualcosa del genere comunque. Eccolo li! Il cocktail di gamberetti con salsa rosa, una tra le mie cose preferite. Vidi il cameriere avvicinarsi a noi, ma Helena non era ancora tornata, il che forse era meglio, così avrei avuto la libertà di ordinare per lei senza che badasse a spese o cose varie, quindi si, avrei ordinato per noi due le stesse cose, quindi mi sarei dovuto limitare anche io. Ma per lei avrei fatto quello e altro. Vuole ordinare, Mr? annuii, chiudendo il menù e concentrandomi sulla mia memoria di ferro per elencare il tutto al cameriere. Allora, un'insalata con pomodori, olive nere condita con salsa di rape rosse e ricotta, due cocktail di gamberetti in salsa rosa, due piatti della casa, quelli con i funghi, e per il momento basta così, grazie. dissi sorridendo, porgendo nuovamente il menù al suo proprietario, prima di concentrarsi sulla sedia vuota che avevo di fronte. In effetti era davvero triste essere seduti da soli al tavolino di un ristorante, sopratutto perchè avevo il cervello pieno da tutte le chiacchiere inutili che mi circondavano e che ahimè sentivo troppo bene. Finalmente notai Helena uscire dal bagno, ma anzichè tornare da me, sembrò buttarsi addosso ad un povero cameriere che trasportava dei piatti. Vidi la scena lentamente, ma li non potevo scattare e buttare tutto all'aria per salvarla, non..non potevo farlo. Feci per alzarmi ma poi mi resi conto che forse si sarebbe sentita in imbarazzo, così me ne restai immobile, notando che l'uomo le medicava un piccolo taglio che si era fatta sul braccio, poco sopra il polso, per fortuna. Altrimenti non sarebbe stato così facile fermare il sangue che continuava a fuoriuscire dalla ferita. Finalmente lei ritornò al tavolo e io la guardai con un ghigno. « Progettavo la mia fuga, scusa. » risi appena, divertito. Ottima scusa, quella! Un pò rumorosa, dovresti perfezionarti! sogghignai, facendole l'occhiolino prima di posare lo sguardo sul suo polso. Le presi il braccio allungandolo verso di me, prima di posare le labbra sui cerotti che isolavano la ferita. Si, mi sono permesso di ordinare anche per te. Stai bene? chiesi continuando a restare in quella posizione, leggermente piegato sul suo braccio. Amavo il profumo della sua pelle, il suo calore.
 
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Oh! Helen?
CAT_IMG Posted on 1/5/2011, 16:16




Cosa rideva? Non c'era nulla di divertente ed io mi ero fatta male e per quanto ne sapeva potevo forse morire e lui non avrebbe fatt nulla. Sbuffai nella mia mente mentre un sorriso rifletteva la mia espressione. Grr, avrei voluto mangiarmi la sua testa, perchè era colpa sua. Quel posto era immenso e pieno di gentiluomini e dame fin troppo belle ed invece.. io avevo scelto uno di quegli abiti che al massimo si sceglievano per andare al parco. Si forse l'ultima volta l'avevo usato per accompagnare davvero Ty al parco. Osservai la sua mano allungarsi ed afferrare la mai con delicatezza, quasi avesse paura di farmi del male, ma come avrebbe potuto? Certo non lo conoscevo abbastanza, anzi.. non lo conoscevo per niente ma in un certo senso mi donava una strana sicurezza ed io, difficilmente mi fidavo di qualcuno che non consocevo in modo approfondito. Si be' magari approfonditamente ci eravamo conosciuti, ma non era quello il senso che io intendevo. Non consocevo nemmeno il suo colore preferito. Un pò rumorosa, dovresti perfezionarti! Sorrisi. « La prossima volta non te ne accorgerai minimamente » Lo provocai, ma era solo colpa del mio nervosismo che forse ora stava diventando troppo evidente. Mi sembrava di avere gli occhi di tutta una sala puntati addosso. Perchè? Perchè avevo buttato giù un cameriere ed un servizio di cristallo? Oh capitava.. glielo avrei ripagato se me lo avessero chiesto, magari avrei impiegato un po' a trovare i galeoni necessari, ma poi che importava. Glielo avrei ripagato no? Ok, calma. Cercai di scacciare dalla mente quel pensiero che nel frattempo si era spostato al mio conto Gringott e quanto possedessi. Sentì le sue labbra posarsi sul mio polso, poco sopra i cerotti e d'un tratto mi parve come se ogni cosa se ne fosse andata, come se non ci fosse più nulla. Solo lui e solo io. Oh perchè faceva così? Avrei potuto piangere per una cosa del genere perchè.. lui avrebbe potuto aiutarmi per quell'orribile settimana, per quell'orribile periodo invece non aveva fatto altro che andarsene. Anzi.. probabilmente ero stata io a farlo scappare, perchè succedeva così. Tutti scappavano. Dovevo essere una specie di calamità con effetto inverso, però lui mi aveva invitato a cena quindi era un buon segno no? si? Stavo impazzendo.
« Perchè mi hai invitata a cena? cioè.. lo sò che a cena si mangia e tutto il resto ma.. sono certa che conosci gente migliore di me, che ti sappia far ridere e certamente far divertire e io sono l'antitesi di questo credimi. Ho seri complessi in ogni appuntamento se.. questo è un appuntamento perchè.. si cioè.. siamo a cena io e te quindi.. è una appuntamento giusto? no? e.. e.. si dovrei.. pensare di più e stare zitta » affermai riabbassando lo sguardo sul tovagliolo posto sulle mia gambe, tirando una specie di sorriso forzato che fose in quel momento appariva isterico. Non ero fatta per cerimonie, non ne ero più abituata e non avevo un appuntamento con un uomo da.. molto, molto, moltissimo tempo e lui era un uomo, era perfetto.
 
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CAT_IMG Posted on 2/5/2011, 13:50




Continuavo a guardarla come se fosse l’unica persone nella sala, e l’unico suono che sentivo era quello delle sue parole. Non riuscivo a staccare gli occhi dal suo viso che mi guardava prima curioso, poi imbronciato, era come una bambina a volte…non riuscivo a spiegarmi bene cosa facesse o secondo quale ragionamenti logici si muovesse la sua mente, lasciandola apparire a volte così determinata, e volte così indifesa e spaventata. Non mi piaceva il non sapere come farla star meglio, perché il fatto che fosse a disagio era palese, senza contare il fatto che aveva un’aria triste da quando l’avevo lasciata quella mattina a casa sua. Avrei voluto rubare tutti i suoi brutti pensieri e lasciare che andassero via da lei, in modo che stesse bene, sorridesse sempre, anche se quell’aria un po’ malinconica l’aveva sempre caratterizzata, anche nel periodo scolastico. Sembrava sempre che avesse qualcosa per la testa, a cui non poteva non pensare, e che condizionava il suo umore. Avrei voluto baciarla, ma non lo feci. « La prossima volta non te ne accorgerai minimamente » sogghignai, voleva scappare da me?! Dai miei acutissimi sensi, dalla mia velocità superiore a qualsiasi umano e..dal mio charme? Eresia! Sicuramente non sapeva ciò che stava dicendo, mirava solo a provocarmi. Ho un ottimo fiuto, sarei pronto a cercarti…e stai tranquilla che lo farei , non sapevo come cavolo mi fosse venuto in mente di dire una cosa del genere, fatto sta che l’avevo detto. E avevo anche sorriso. L’avevo detto e avevo sorriso, per rassicurarla? Forse. Volevo che sapesse che per lei io ci sarei sempre stato, se non come..beh, sicuramente come amico ci sarei potuto essere, magari per il resto il fatto che lei fosse così ostile nei miei confronti rendeva le cose più difficili. Bevvi un sorso del mio vino, e il cameriere arrivò per servirci gli antipasti, guardando la donna un po’ con apprensione, evidentemente preoccupato per l’incidente di poco prima. Non disse niente, si limitò a sorridere alla donna e lasciarci i piatti. Cosa cavolo aveva da sorridere? Era la mia donna quella. Il cameriere ci prova con te. Farà una brutta fine, dissi soltanto prima di riconcentrare la mia attenzione sull’esile figura della donna, che aveva ancora il suo strano sguardo pensieroso. A che pensava? Beh, non l’avrei mai saputo, forse. « Perchè mi hai invitata a cena? cioè.. lo sò che a cena si mangia e tutto il resto ma.. sono certa che conosci gente migliore di me, che ti sappia far ridere e certamente far divertire e io sono l'antitesi di questo credimi. Ho seri complessi in ogni appuntamento se.. questo è un appuntamento perchè.. si cioè.. siamo a cena io e te quindi.. è una appuntamento giusto? no? e.. e.. si dovrei.. pensare di più e stare zitta » , ma..ma..ma! ma che domanda era mai quella? Come perché l’avevo invitata a cena? Era chiaro che dopo quello che c’era stato da noi da parte mia c’era un chiaro, se non palese interesse nei suoi confronti, anche se mi sforzavo goffamente di nasconderlo. Insomma, le donne avevano quel loro sesto sento no? Perché lei pensava di non essere attraente? Era una bella donna, magnifica..inoltre era intelligente e si..simpatica. Che domande stupide erano mai quelle? Ho invitato te perché mi piaci. Stasera sei stupenda più del solito, e riesci sempre a farmi ridere anche delle situazioni più impensabili. Accanto a te mi sento un uomo migliore, perché tu sei la donna migliore che potessi incontrare. Non conosco gente che sia più speciale di te, così ci ho provato, sto tentando di conquistarti e tu hai accettato l’invito a passare la serata con me, quindi suppongo che neanche tu pensi che io sia da buttare., dissi tranquillamente, allungandomi verso di lei per incontrare le sue labbra, sfiorandole appena prima di tornare al seduto al mio posto, da brava persona galante qual’ero.
 
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Oh! Helen?
CAT_IMG Posted on 4/5/2011, 15:09




Ho invitato te perché mi piaci. Stasera sei stupenda più del solito, e riesci sempre a farmi ridere anche delle situazioni più impensabili. Accanto a te mi sento un uomo migliore, perché tu sei la donna migliore che potessi incontrare. Non conosco gente che sia più speciale di te, così ci ho provato, sto tentando di conquistarti e tu hai accettato l’invito a passare la serata con me, quindi suppongo che neanche tu pensi che io sia da buttare. Lo.. lo aveva detto davvero? La mia bocca si sarebbe volentieri aperta disegnando un'immensa "O" solo pre rappresentare la mia sorpresa, perchè quelle parole.. non potevano che essere del tutto inaspettate. Io pensavo che uscisse con me solo per il suo animo aprofittatore dedito al divertimento e all'alcol.. forse a quest ultimo no, non lo consocevo così bene, ma poteva anche essere. Mi schiarì la gola cercando di ripristinare la connessione che in quel momento si era persa in più il fatto che si forse sporto a baciare le mie labbra di certo non aveva contribuito a rendermi una persona non poco nervosa perchè in quel preciso momento lui, aveva ottenuto l'effetto esatto. Potevo vedere la soddisfazione ed il compiacimento nei suoi occhi ancora fissi su di me come alla ricerca di una qualche reazione. Reazione che io ancora non conoscevo, perhè non sapevo come avrei dovuto o potuto reagire. Ma lui era perfetto, le sue parole lo erano ed.. era in giacca e cravatto cavolo! mai visto un uomo più bello forse solo uno di quei tanti modelli che indossavano begli abiti e occhiali enormi ma lui certamente non era paragonabile.
Posai gli occhi sugli antipasti che ci aveva appena portato l'uomo. Non ricordavo di aver ordinato un antipasto o forse si? No, ero certa di non averlo fatto in più non avevo la minima idea di che cosa fosse. Impossibile che fossi stata io a farne richiesta. Presi la forchetta ma non riuscì ad arrivare al cibo perchè il dubbio aveva iniziato ad assillarmi. « Quindi.. ti piaccio.. ti piaccio in che senso? » chiesi cercando di fingere che la domanda fosse puramente casuale ma con scarsi, scarsissimi risultati. E no, lui non era da buttare ma non glielo avrei mai detto perchè quello non avrebbe fatto altro che alimentare il suo ego e a me piaceva così com'era. In quel momento.
 
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«Ðëaler»
CAT_IMG Posted on 4/5/2011, 15:30




Eccola la, l'espressione delle donne quando si stanno chiedendo cosa cavolo ha detto il loro interlocutore, quell'espressione odiosa del "ci credo o no?". Cavolo, avevo davvero così poca credibilità con lei? che motivo avrei avuto per farle una confessione così su due piedi se non perchè fosse la verità? almeno era la verità per me, perchè non riuscivo davvero a decifrare cosa passasse per la testa di Helena, i suoi pensieri erano per me inaccessibili, i suoi occhi esprimevano solo..insicurezza. Era quella la cosa che in un certo senso mi faceva male, pensare che lei non riuscisse a fidarsi di me nonostante io mi stessi mettendo completamente in gioco. Forse era perchè aveva conosciuto solo la parte peggiore di me, quella che si approfittava delle ragazzine (o quello di cui le ragazzine si approfittavano) solo per puro piacere fisico. E anche personale dovevo ammetterlo, essere ben voluto da tutti non poteva che farmi piacere. Ma ero cresciuto, e se non avevo una relazione stabile al momento era perchè mia moglie era morta, non perchè non mi era mai venuto in mente di impegnarmi. Io ero cambiato. E per me cercare di stabilire un rapporto con lei era molto difficile, mi sembrava di tradire mia moglie, mi sembrava di rimpiazzarla in quel posto che avevo deciso di lasciare vuoto così da poterlo riempire solo con i ricordi dell'unica e ultima donna che avevo amato più di me stesso. E invece ora che cercavo nuovamente di fidarmi e affezionarmi a qualcuno, questo qualcuno non si fidava di me e sembrava solo intenzionata a tenermi il più lontano possibile. Addentai un gamberetto quasi con rabbia, e questo a causa della sua domanda rischiò anche di farmi strozzare.« Quindi.. ti piaccio.. ti piaccio in che senso? » tossii, passandomi il tovogliolo sulle labbra, prima di bere un sorso di vino solo per sembrare tranquillo. Non avevo capito cosa intendesse cioè...in che senso mi piaceva? in tutti i sensi sarebbe stata la risposta, ma pensavo che non sarebbe stata abbastanza, per quella donna mai nulla di semplice era abbastanza. Nel senso che..beh te l'ho già detto, ti trovo dannatamente attraente e non solo dal punto di vista fisico. Mi sento attratto da te, ti penso persino quando non mi sei accanto, ma non riesco a farne a meno. I ricordi della nostra notte insieme mi tengono sveglio per diverse ore, e potrei restare ore fermo solo a guardarti sorridere. Mi sento uno stupido a dirtelo ma è così, e non voglio che tu abbia paura di me. Mi piaci, non voglio dover avere una scusa per invitarti a cena, vorrei poter farlo solo perchè amo passare il tempo con te. Sei una donna piena di sorprese, e so che pensi io sia uno che non ama impegnarsi ma non è così. Non ho mai tradito nessuno, sono l'uomo più fedele che tu conosca. Non voglio usarti, ne tanto meno farti del male... dissi senza pensarci troppo, anche se dubitavo che la maggior parte delle cose che avevo appena detto non avessero davvero senso, ma cosa importava? se lei non era interessata a me, non avrei avuto speranze neanche se le avessi dedicato una poesia di Shackespeare. Mi schiarii la voce, guardandola neglio occhi, estremamente serio. Di solito sono le donne a fregare me, quindi se non ti piaccio, se non sei interessata ad approfondire la nostra conoscenza, ti basta dirmelo subito. Niente rimorsi o rimpianti. Entrambi ci abbiamo provato. Ma non illudermi Helena . Non avevo intenzione di stare male di nuovo, il mio cuore non avrebbe retto un'altra rottura, i pezzi erano troppo piccoli per poter sopportare altro.
 
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Oh! Helen?
CAT_IMG Posted on 4/5/2011, 18:02




Aveva addentato un gamberetto che sembrava più intenzionato ad ucciderlo che a farsi mangiare. Si ripulì le labbra sottili con un unico movimento del tovagliolo per poi sorseggiare il vino come se fosse la cosa più naturale del mondo, ma in realtà non sembrava così rilassato. C'erano tanti fattori che lo determinavano: il suo leggero tossichiare, il suo prendere tempo e poi.. be' il suo sguardo quasi sgranato come per dire "oh cavolo!", si la diceva lunga. Abbassai gli occhi sul piatto, ora decisamente certa che non ero stata io ad ordinarlo ma quasi certamente lui. Avrei protestato a riguardo perchè io non avrei mangiato di certo tutta quella roba. Non ero come lui o meglio, il mio stomaco non aveva le sue stesse dimensioni e di certo il mio apparato digerente non avrebbe retto un simile sforzo. Impossibile. Ripresi in mano la forchetta limitandomi a spostare giusto qualche foglia di insalata messa li come abbellimento per il piatto per poi osservare i gamberetti e.. solitamente mi piacevano un sacco quei cosini rosa, soprattutto se avevano la salsa con lo stesso colore abbinato, ma quel discorso mi aveva chiuso definitivamente lo stomaco perchè anche se non lo volevo ammettere ero certamente curiosa di sapere quale sarebbe stata la sua risposta. Magari mi avrebbe rivelato che gli sarebbe semplicemente piaciuto ripetere l'ultima notte trascorsa insieme, ma dato i miei atteggiamenti al quanto acidi era stato costretto ad invitarmi a cena. Oddio ero diventata acida? No, non era possibile.. o forse si? Faticavo a fidarmi quando invece in tempi remoti tutto ciò mi sarebbe sembrato molto più spontaneo. Non ci avrei pensato due volte e questo era dato anche dalla mia spiccata ingenuità che sin dai tempi ad Hogwarts, ero rinnomata per quello. Non una grande dote in realtà.
Nel senso che..beh te l'ho già detto, ti trovo dannatamente attraente e non solo dal punto di vista fisico. Mi sento attratto da te, ti penso persino quando non mi sei accanto, ma non riesco a farne a meno. I ricordi della nostra notte insieme mi tengono sveglio per diverse ore, e potrei restare ore fermo solo a guardarti sorridere. Mi sento uno stupido a dirtelo ma è così, e non voglio che tu abbia paura di me. Mi piaci, non voglio dover avere una scusa per invitarti a cena, vorrei poter farlo solo perchè amo passare il tempo con te. Sei una donna piena di sorprese, e so che pensi io sia uno che non ama impegnarsi ma non è così. Non ho mai tradito nessuno, sono l'uomo più fedele che tu conosca. Non voglio usarti, ne tanto meno farti del male...
Mi piaceva il suo modo di parlare, il suo modo di porsi ma tutti erano bravi a parlare, tutti erano bravi con le parole ed io.. avrei davvero corso di nuovo quel rischio? Avrei di nuovo ripetuto gli stessi errori? Si, proabiblmente. Non mi sembrava uno stupido ad aver detto ciò che aveva appena detto anzi, era la perfetta rappresentazione di ciò che in quel periodo era accaduto anche a me, forse con qualcosa di un po' diverso come il distacco da Ty, il ritorno di Sam, ma il fatto che lui, il giovane professore di Pozioni non ci fosse era un principale fattore determinante della mia tristezza, ma forse era eccessivo ammetterlo e a quel punto sarei risultata io quella poco credibile.
Di solito sono le donne a fregare me, quindi se non ti piaccio, se non sei interessata ad approfondire la nostra conoscenza, ti basta dirmelo subito. Niente rimorsi o rimpianti. Entrambi ci abbiamo provato. Ma non illudermi Helena
Quelle furono le parole che più di tutte mi spiazzavano. Non l'avevo mai vista sotto quell'ottica, non avevo mai creduto che fossero le donne a fregare lui ma sempre il contrario perchè era quello che si diceva in giro. Era lui quello che non voleva avvicinarsi a nessuna e se lo faceva era per semplice soddisfazione personale ed io.. non volevo essere solo una sua soddisfazione personale. Non lo avrei permesso a nessuno. Non ero un oggetto, non ero lo strumento di nessuno anche se forse.. troppa gente lo credeva, uno in particolare.
.« In realtà mi interessa.. » affermai spostando un altro gamberetto dalla parte opposta del piatto. .« mi interessi » puntualizzai sollevando appena lo sguardo per cercare il suo per poi riabbassarlo velocemente alla ricerca delle altre parole che avrebbero spiegato ciò che ero intenta a dire. .« Ma l'illusione, il dolore, la sofferenza ed il male.. no, non mi interessano e se questo interessano te.. be' sarà stata comunque una bella serata » affermai con semplicità e con un tono pacato. In fondo tutto è bello finchè dura. Vite, matrimoni.. non imporatava, finchè duravano erano belli ed io in fatto a dolore, sofferenza e male... si ne avevo una grande famigliaretà che ancora dovevo superare ma che non volevo più riattraversare o dover ricominciare da capo. Quello non lo avrei mai fatto ed io ero una persona estremamente fragile al contrario di quanto poteva sembrare.
 
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«Ðëaler»
CAT_IMG Posted on 4/5/2011, 18:36




Le parole mi erano venute spontanee, ma ora sentivo una strana sensazione alla bocca dello stomaco, e sicuramente non era dovuta al gamberetto che avevo appena mangiato, tutt’altro. Non sapevo cosa mi stesse succedendo, sentivo i palmi delle mani bagnati, no no..sudati, non bagnati, e di solito dato che non faceva caldo io sudavo solo quando ero agitato. Ma..maddai, era impossibile che io fossi agitato in quel momento, per cosa poi? Non ne avevo motivo, quello che avevo da dire l’avevo detto, mi ero tolto quel peso che mi portavo dalla mattina che avevo lasciato casa sua senza di lei al mio fianco, e..e ora sarei dovuto star meglio. Eppure provavo quella strana sensazione che non era catalogabile, provai a toccarmi con nonchalance il braccio, per vedere se fossi sudato per il caldo, ma niente. Mi sporsi appena dal tavolino verso la vetrata per guardare la luna, che sembrava mi stesse rivolgendo un sorriso beffardo dall’alto dei cieli, da dove mi osservava compiaciuta per tutte le mie disgrazie. Della maggior parte ne era lei la causa, come la mia..oh cavolo! Io ero un licantropo! E avevo confessato ad Helena che provavo un qualcosa di strano per lei, ma non le avevo detto “ehy, io però sono un licantropo. Ma non ti preoccupare, non mordo”. No, non avrei potuto di certo dirlo in quel modo balordo e poco delicato, sarebbe sembrata una presa in giro quando invece era la pura e semplice realtà. Come avrebbe reagito? Si sarebbe messa ad urlare accusandomi di averla presa in giro per poi portarmela in un posto appartato e divorarla? O avrebbe detto okey, ti accetto, ma stai attento a non sbavare e non lasciare peli in casa? Non sapevo quale delle due reazioni mi avrebbe allarmato di più, per il momento ero quasi spaventato all’idea di dirglielo, ma se volevo che lei mi accettasse dovevo essere onesto. Mi schiarii la voce mentre un silenzio spettarle sembrava separarci, e al contempo allontanarci. Non volevo che succedesse, non volevo che mi rifiutasse ammettendo che ahimè, non ero il suo tipo. Infondo ero ben diverso dal suo ex marito, anzi..in comune non avevo proprio niente io e quel pupazzetto di gomma. Sarebbe stato molto divertente usarlo come manichino per la lezione di duelli e farlo schiantare da tutti gli alunni alle prime armi, lasciando anche il rischio che potesse esplodere. Ma di certo non era quello il momento di pensare a cose del genere. La vidi agitarsi sulla sedia, e stavo in realtà osservando anche il gamberetto che sembrava nuotare nella salsa rosa, destra sinistra, sinistra destra. La meta in realtà sarebbe stata la bocca della donna, non il lato opposto del piatto. Evidentemente non erano di suo gradimento, ma non l’avrei chiesto di certo in quel momento così delicato. Non l’avrei chiesto prima di avere la mia risposta. « In realtà mi interessa.. » ...« mi interessi » i miei occhi i sgranarono appena, aveva..aveva appena ammesso che in realtà le interessavo? L’aveva detto davvero ad alta voce? Feci pressione con due dita sulla mia gamba, tirandomi un pizzico, e la spiacevole sensazione che provai mi fece rendere conto che si, quello che aveva appena detto era reale, non solo frutto della mia immaginazione. Gr..grazie! dissi impacciato, senza sapere che cavolo stavo combinando. Mi sarei alzato buttando il tavolo all’aria solo per poterla baciare. Avevo scelto un luogo inadatto, un pub con sgabelli ultravicini sarebbe stato il posto ideale. « Ma l'illusione, il dolore, la sofferenza ed il male.. no, non mi interessano e se questo interessano te.. be' sarà stata comunque una bella serata » la guardai sorridendo appena, annuendo. Chissà quant’era difficile crescere due figli da sola, tirare avanti la casa con tutte le responsabilità che questo comportava, ed in più avere un lavoro a tempo pieno. Io non ci avevo mai pensato, vivevo all’avventura, usavo soldi impropriamente e..ne avevo guadagnati davvero tanti per il prestigio delle mie pozioni. Allungai una mano verso il suo viso, accarezzandole una guancia con il dorso della mano, beandomi del calore della sua pelle. Stare con lei mi faceva bene, mi sentivo una persona migliore. Non voglio farti del male, ne donarti qualsivoglia tipo di illusione. Ahimè non sono molte le donne che hanno il coraggio di avere una relazione con me, ma non di certo per i motivi che tu credi. mi guardai intorno, troppi occhi, troppe orecchie. Troppi babbani per i miei gusti e per quello che stavo cercando di dirle. Che ne diresti di andar via da qui? Possiamo fare una passeggiata, e sono anche un ottimo cuoco nel caso ci venisse fame. Sorrisi, alzandomi e porgendole la mano, perché ero sicuro che a lei quel locale piaceva anche meno di quanto piacesse a me. Lasciai una somma di denaro pari al costo di tutte le cose che avevo ordinato sul tavolo, nel piccolo porta soldi che era sempre posto al lato del tavolino, per ricordare quanto si spendeva. Aspettai che mi prendesse la mano prima di uscire, e nel frattempo cercavo di accumulare il maggior coraggio possibile per darle la notizia che sicuramente avrebbe cambiato il suo modo di vedere le cose. Di vedere me.
 
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Oh! Helen?
CAT_IMG Posted on 4/5/2011, 18:59




Il suo pseudo grazie mi fece dapprima incuriosire, oddio quello non era lui, era il bello di lui, la parte impacciata che sicuramente in pochi conoscevano. Ecco cosa mi piaceva, scoprire come in realtà era e non vedere come lui voleva mostrarsi di essere solo per apparenza. Avrei potuto farlo anch'io ma non mi erano mai piaciute le menzone e poi non vedevo il ben che minimo motivo di farlo. Insomma noi eravamo noi, io ero sempre stata sincera con lui o almeno per quel poco che fino ad ora mi aveva chiesto perchè altrimenti non avrei potuto fare. Ero sempre stata pessima nel raccontare qualsiasi bugia e poi i sensi di colpa mi avrebbero divortato molto lentamente. Una volta avevo provato a mentire durante i miei anni ad Hogwarts, con la mia vecchia professoressa di incantesimi, avevo copiato ad un compito risultando con il massimo dei voti, ma qualche ora dopo me ne ero pentitata così oltre ad aver avuto una T di troll mi ero beccata pure una di quelle punzioni come pulire la guferia, ma in fondo non mi dispiaceva. I gufi mi piacevano, tranni quelli inquieti ovviamente. Non voglio farti del male, ne donarti qualsivoglia tipo di illusione. Ahimè non sono molte le donne che hanno il coraggio di avere una relazione con me, ma non di certo per i motivi che tu credi. Assusi un espressione incerta ed incuriosita allo stesso tempo. Non sapevo che cosa avesse voluto esattamente dire con quell'affermazione, insomma.. "non di certo per i motivi che tu credi" Allora c'erano dei veri e propri motivi che altre signore conoscevano? E perchè io no? E soprattutto.. chierano costoro? Sbuffai spostandomi un ciuffo di capelli biondi che mi era appena ricaduto davanti agli occhi. La sua mano si spostò sul mio volto accarezzandolo con delicatezza ed una strana espressione si dipinse sul suo volto come se si stesse per pentire di qualcosa, ma non ne ero certa.. non era pentimento era.. non sarei stata in grado di definirlo con esattessa. Dispiacere forse. Si alzò offrendomi la sua mano e la libertà da quel posto che accosentì ben volentieri. Iniziavo davvero ad odiare quel luogo, troppa gente e soprattutto troppi incidenti. Kucky's, per un motivo o per l'altro me lo sarei certamente ricordato.
Versò una grande quantità di denaro che probabilmente era il prezzo della cena che non avevamo nemmeno mangiato. Oddio che affronto, aveva speso un patrimonio e facendo due conti forse tutto il costo per rifare il tetto della mia piccola abitazione. Mi sentivo in colpa ora, mentre i suoi passi certi mi conducevano fuori da quel ristorante. Facemmo pochi passi. Un lungo viale e poco più in là un parco. Non sarebbe stata una cattiva idea ma forse era meglio tornare nella nostra società e magari lui conosceva qualche bel posto o.. no. Era stanco? sisi, si vedeva sul volto che voleva solo dormire. Avrei dovuto chiederglielo. No, lo avrei irritato, meglio stare zitta. Sbuffai con aria arrendevole attendendo che fosse lui a decidere, ma ad ogni modo eravamo mano nella mano ed era quello a mettermi in soggezione. Dovevo stringergliela? Cioè.. non volevo dargli fastidio e poi io non avevo tenuto per mano nemmeno mio marito lui odiava quel genere di cose, quindi per me era la prima volta. Stavo andando in crisi. Mi schiarì la voce tanto per fare qualcosa e non sembarre totalmente idiota.
 
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«Ðëaler»
CAT_IMG Posted on 4/5/2011, 19:31




Eravamo mano della mano, e cavolo..era una bella sensazione, una delle poche cose che non riuscivo più a ricordare. Avevo quasi dimenticato come si stringesse la mano di una donna camminando al suo fianco, ma sapevo benissimo come insinuarmi nei loro letto. Insomma, ripensandoci a mente fredda era davvero triste, soprattutto per un tipo romantico come me. O meglio, più o meno romantico, diciamo che non disprezzavo le coccole e le sorprese, anche se ovviamente il troppo stroppia. Io ero una persona equilibrata, mi piaceva sperimentare di tutto un po’, peccato che nelle cose che amavo tendevo ad esagerare, perdendo il senso di tutto. Con le per esempio avrei esagerato in tutto, nel starle troppo vicino nel caso me lo avesse lasciato fare, o se si fosse tirata indietro spaventata da ciò che ero, o meglio, da ciò che ero stato costretto ad essere, beh..mi sarei tenuto il più possibile distante da lei, senza farmi troppi problemi. L’avrei fatto per lei quindi ci sarei riuscito. Lei si schiarii la voce, e io strinsi con leggera pressione la sua mano, avvicinandola ancora di più a me, prima di voltarmi e sorriderle appena. Ero troppo teso, ed ero sicuro che anche lei si fosse accorta del mio cambiamento anche perché era impossibile negarlo. Stavo per confessare il fatto che ero un licantropo per la si, la terza volta nella mia vita. La prima ovviamente era stata con mia moglie, ma lei era già perdutamente innamorata di me, aveva acconsentito a sposarmi nella buona e nella cattiva sorte, e quella era la stata la sorte che era toccata a noi. Sicuramente ci sarebbe stato di peggio di una trasformazione ogni tanto, i vampiri ad esempio, loro si che dovevano farsi dei seri complessi e..ora che ci pensavo bene il figlio di Helena era un vampiro quindi lei doveva essere abituata ad avere a che fare con noi “mostri”. Anche se quel termine a me non piaceva per niente, vagava nelle bocche e nei pensieri di molti, o meglio, di tutti quelli che ci conoscevano e ci classificavano. L’ignoranza per me era un male ben peggiore della licantropia. La seconda persona alla quale l’avevo confessato era Rosier, ma lui era sprezzante del pericolo, delle leggi naturali, e delle regole in generale quindi la sua reazione era stata un “beviamoci su”. Aveva aggiunto che lui al sangue continuava a preferire il whisky, ma a parte pessime battutine non mi aveva mai fatto pesare la cosa. L’ultima e terza persona era stata il preside di hogwarts, ma sicuramente lui era già a conoscenza del mio segreto. Per il resto solo gli altri licantropi sapevano la mia vera natura, e a me andava bene così, dato che sapevo di non essere un pericolo perché allertare inutilmente tutti? I pregiudizi purtroppo esistevano ed era impossibile annientarli. Man mano che i miei pensieri vagavano liberi nella mia mente aiutandomi solo ad aumentare la mia confusione mi dirigevo verso il parchetto a cui avevo pensato in precedenza. Quello con le altalene che mi piacevano tanto. Guardai Helena, sembrava tesa, e a me dispiaceva che lei stesse in ansia per un mio problema, quindi era giusto che io provassi a dire qualcosa. Qualsiasi cosa. Io ho sempre amato le altalene, da piccolo ne costruii una nel giardino di casa, poi usammo quella specie di sella come legna da ardere una serata particolarmente fredda. Però mi hanno sempre affascinato… dissi sorridendole appena, mentre ci addentravamo nella zona particolarmente isolata, dove le due altalene venivano illuminate dal debole bagliore della luna. Che antipatica, mi osservava con la sua forma semi nuova, solo per ricordarmi la mia natura, per ricordarmi che il tempo passava e io non potevo fermarlo, ma avevo saputo come prendermi gioco di lei anche io. La mia pozione era stata la mia rivincita al mio male. Avevo imparato anche ad accettarmi così. Era farmi accettare dagli, o meglio, dalle persone a cui volevo bene, il problema. Mi sedetti su una delle altalene, spingendo delicatamente Helena verso di me, in modo che si sedesse sulle mie gambe, e inziai quel classico movimento che io trovavo rilassate. Qualcuno lo odiava, io non mi ero mai spiegato il perché. Le presi la mano, accarezzandole il dorso di questa con il pollice. A te piacciono le altalene? fu l'unica cosa che riuscii a dire. Iniziai solo dopo l’ultima parola a cercare fiato per i miei polmoni. Sorrisi appena, lasciando però la sua mano, nel caso lei avesse sentito il bisogno di allontanarsi da me per quanto fossi stato idiota. Non mi ero mai sentito così stupido in realtà. Mi sentivo triste. Ed era una pessima sensazione. Alzai lo sguardo, avevo paura di incontrare il suo. Così lo rivolsi alla luna, sperando che almeno per una volta, mi portasse fortuna.
 
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